Il datore di lavoro è libero di (dis)organizzare l'impresa?

Sono impiegata dal 2002 , ho cambiato diverse aziende del gruppo e oggi sono 9 anni che sono inquadrata presso l'ultima. Da 7 anni la gestione interna è cambiata, l'amministratore, i soci e tutto, con gravi conseguenze sia economiche che lavorative. Oggi ci ritroviamo senza soldi e senza punti di riferimento. Ad oggi non ci è stata corrisposta ancora la 13° e nonostante io abbia mandato diversi solleciti all'amministratore, questi non si è mai presentato qui in ufficio per discutere da vicino. La società versa in gravi condizioni economiche e non è gestita come "impresa", l'amministratore sembra essere chiaramente un prestanome. Vorrei sapere come muovermi per non perdere economicamente e come potermi svincolare da codesta situazione che oramai è diventata insostenibile, vuoi per la gestione, vuoi per la mancanza di rispetto nei miei confronti (ho 50 anni e 30 anni di esperienza), vuoi per la qualità del lavoro, vuoi per tutto quanto vedo e non mi va di vedere.... Grazie
Diritto del lavoro (28/01/2019)
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Autore:
Avvocato Antonella Martufi
Diritto del lavoro, Separazione divorzio e modifica delle condizioni, Condominio, Risarcimento danni e responsabilità civile, Famiglia
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Risposta:

La situazione che descrive suggerisce di fare delle verifiche sulla società per comprendere se la situazione di disorganizzazione e di difficoltà finanziaria, possa essere transitoria o indice di una rilevante crisi di impresa.

Analogamente, la modifica delle condizioni di lavoro, soprattutto a fronte di uno stato di contrazione, potrebbe essere giustificato. Di conseguenza, si rende necessario acquisire informazioni maggiormente dettagliate sia relative all’organizzazione del datore di lavoro che alla sua situazione lavorativa (ad esempio, contratto di lavoro, inquadramento, mansioni effettivamente svolte).

In ogni caso, finché perdura il rapporto di lavoro, le retribuzioni e le indennità devono essere corrisposte alle normali scadenze di paga e, pertanto, in caso di inadempimento e inevasi i solleciti, può agire giudizialmente per la riscossione del credito.

Il reiterato e rilevante inadempimento nel pagamento delle retribuzioni costituisce giusta causa di dimissioni con esonero dal periodo di preavviso.

Avvocato Antonella Martufi

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