Separazione coniugi e disturbi psicologici

Salve Abito a casa del mio marito insieme al nostro figlio neonato. Mio marito ha un disturbo delirante del pensiero e si rifiuta il trattamento. Ho cercato aiuto nella mia suocera senza risultati. La dottoressa che lo seguiva mi ha detto di appellare al aiuto della Cps di zona. Non ho nessuno qua e mi spaventa l'idea di dover affrontare mio mari to e mia suocera. Soprattutto che lui mi continua a dire che mi porta via il figlio. Mi potrebbe dar un consiglio? Grazie mille
Separazione divorzio e modifica delle condizioni (14/05/2017)
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Autore:
Avvocato Livia Achilli
Eredità e Successioni, Recupero Crediti, Sovraindebitamento, Immobili, Famiglia
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Risposta:
Vista la delicatezza del tema in questione, che coinvolge lo stato psico-fisico del coniuge, occorre esaminare in maniera cauta e serena le diverse possibilità. L’opzione che consente di coinvolgere entrambi i coniugi, a un livello paritario, per uscire da una situazione di difficoltà emotiva, consiste nel rivolgersi a Enti che offrano un percorso di mediazione familiare. In tale sede i due coniugi, in posizione di perfetta parità, possono avanzare ed illustrare le proprie esigenze ed i propri problemi, venendo aiutati, sia trovando all’interno stesso del percorso una soluzione, oppure indirizzati a professionisti specializzati. Secondo tale schema, anche il marito, nella fattispecie, possibilmente non si sentirebbe sottoposto a un trattamento invasivo, ma lo accetterebbe come soluzione per salvare sé ed il matrimonio. *** Altra opzione consiste in un percorso presso professionisti psicologi, sempre svolto dalla coppia, in modo da non far sentire l’uno o l’altro coniuge sotto esame: con una assistenza di questo tipo si offrono ai coniugi gli strumenti per gestire il rapporto e per gestire, insieme, il figlio minore. *** Un’alternativa più radicale, consiste nell’accedere alla separazione, consensuale o giudiziale, a seconda se vi sia l’accordo dell’altro coniuge. In tale sede, può chiedersi al Tribunale una Ctu (consulenza tecnica d’ufficio) di natura psicologica, sia su entrambi i coniugi (opzione più soft), sia su un coniuge solo. All’esito della stessa, sarà il Tribunale, valutata la Ctu e valutate le osservazioni delle singole parti (ogni coniuge sarà affiancato da un consulente tecnico di parte) a stabilire i provvedimenti più efficaci sia per la coppia, che per il minore. Quanto a quest’ultimo, le decisione assunte possono riguardare l’affido congiunto, l’affido esclusivo, fino, come estremo provvedimento, in caso di accertata incapacità genitoriale, l’affido a istituti terzi (servizi sociali). Mi permetto una digressione, segnalandoLe di non credere alle frasi fatte del tenore “ti porto via il bambino”, poiché certe determinazioni possono essere assunte solo dal Tribunale, sulla base di elementi concreti, accertati, valutati e, soprattutto, gravi. Nessuno toglie (precisamente: revoca la responsabilità genitoriale e/o l’affido) un bambino alla madre, senza comprovate e analizzate motivazioni gravi o gravissime (tra le altre, abbandono del minore, violazione degli obblighi di mantenimento, percosse, violenza, condotta di vita criminosa del genitore o condotta di vita non affidabile del genitore). In ipotesi di separazione giudiziale potrà anzi richiedersi una formale e seria disciplina dell’affido del figlio minore, della sua collocazione e della frequentazione con il genitore che, all’esito della eventuale separazione, lascerà la casa familiare.
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